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Comunicato CC 05/2021
7 febbraio 2021

Far montare tra le masse popolari la mobilitazione e le proteste contro i vertici della Repubblica Pontificia e la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti UE, USA e sionisti che tentano di ristabilire in Italia un governo delle Larghe Intese tra Polo PD e Polo Berlusconi, il governo Draghi!

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Comunicato CC 6/2021 - 8 febbraio 2021

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A ogni sindacato di base, combattivo, alternativo ai sindacati di regime!

A ogni organismo operaio o popolare!

A ogni operaio avanzato e a ogni esponente avanzato delle masse popolari!

A ogni organismo comunista!

Perché aspettare che Draghi si installi?

Perché, anziché, come ha dichiarato l'USB, candidarsi a svolgere contro le misure antipopolari del governo Draghi “sino in fondo la sua funzione sindacale a tutela degli interessi dei lavoratori e degli strati più deboli della società. Con coraggio e senza tentennamenti”, non attaccare subito, prevenire la formazione del governo Draghi, mirare a impedirla?

Il P.CARC ha risposto a questa domanda ieri con un Comunicato che condividiamo pienamente e riportiamo qui di seguito in Appendice.

Il P.CARC spiega perché è necessario e utile mobilitare da subito le masse popolari contro la costituzione del governo Draghi, mostra che è stato possibile far ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia soluzioni e misure non di loro gradimento e spiega inoltre come sarà possibile fare ingoiare ai vertici della RP e ai loro padrini (i gruppi imperialisti UE, NATO e sionisti) il Governo di Blocco Popolare.


Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo

Perché aspettare che Draghi si installi?

7 febbraio 2021

Due linee si scontrano tra le organizzazioni comuniste: dare per scontato che Draghi si installerà al governo e poi contrastarlo oppure mobilitare per impedire che si installi al governo.


In queste ore si susseguono le manovre di palazzo per l’installazione del governo Draghi. L’operazione è talmente sporca e “delicata” che, oltre al bombardamento dei media della borghesia che lo presentano come il nuovo “unto dal signore” (l’ennesimo: ci sono stati prima di lui Berlusconi, Monti, Renzi….), per ottenere un’ampia maggioranza sono necessari ricatti, lusinghe e salamelecchi verso quei partiti che fino a ieri gridavano “NO, mai” (Lega e M5S ad esempio).

Il lungo rituale dimostra che per le Larghe Intese e la UE e per il cerimoniere Mattarella la formazione e l’installazione del governo Draghi è tutt’altro che un epilogo scontato di questa situazione.

Se la decisione rimane nelle mani di partiti e gruppi parlamentari, sembra certo che Draghi si installerà al governo (anzi, a vedere dalle consultazioni, viene da chiedersi chi starà all’opposizione…). Lo stesso dicasi per quanto riguarda i vertici dei sindacati di regime che portano in dote a Draghi il rinnovo ad hoc del CCNL dei metalmeccanici.
Ma la questione è che l’installazione del governo Draghi può essere impedita dalla mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari, a partire da quelli per i quali è già chiaro quale sarà il programma di un governo Draghi (prosecuzione dello smantellamento dei diritti e delle tutele delle masse popolari, aumento delle privatizzazioni, della precarietà, grandi affari per finanzieri e speculatori, ecc.). Ai vari settori delle masse popolari non serve ripetere chi è e che cosa ha fatto Draghi, o per lo meno non è questo l’aspetto principale. Quello che serve è che, in assenza di un centro autorevole che li chiama alla mobilitazione, si costituisca un centro
che diventa autorevole strada facendo che li chiama alla mobilitazione.

Perché aspettare che il governo Draghi si sia insediato per mobilitarsi e nel frattempo limitarsi a denunciare chi è Draghi, di quali classi è espressione e cosa farà una volta al governo?
Vediamo brevemente le principali obiezioni alla linea della mobilitazione immediata per impedire l’installazione di Draghi che vengono accampate dai partiti e dalle organizzazioni che si dichiarano comuniste.

Ci sono delle eccezioni. Le più significative sono Potere al Popolo e soprattutto il PRC, che ha indetto presidi in varie città d’Italia. Sbagliano di grosso quei duri e puri che commentano ironicamente il fatto che si è trattato, per lo più, di presidi di pochi militanti… in un contesto dove in molti riducono “l’essere comunisti” all’esprimere opinioni più o meno argomentate, andare in piazza, che si sia in tanti o pochi, significa indicare una strada e percorrerla! Rompe con l’attendismo e la sudditanza alle manovre e al teatrino dei vertici della Repubblica Pontificia (padroni, banchieri, speculari e mafiosi, Vaticano, Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti).

1. “E’ inutile mobilitarsi, Draghi si installerà perché in Parlamento sono tutti d’accordo”. Questa obiezione – che vorrebbe denunciare gli intrighi del teatrino della politica borghese – è una delle principali dimostrazioni di sottomissione proprio al teatrino della politica borghese! Draghi ha e avrà la fiducia di una parte importante degli attuali parlamentari, ma non ha la fiducia dei lavoratori e delle masse popolari. Da qui due conseguenze:

la prima è che i parlamentari che voteranno la fiducia a Draghi, quale sia il partito a cui appartengono, agli occhi delle masse popolari andranno spediti e veloci nella schiera degli amici delle banche e di Confindustria (e perderanno seguito elettorale);

la seconda è che quanto più monta la mobilitazione nelle aziende, nelle scuole e nelle piazze, tanto più quella parte di parlamentari non completamente sottomessi al richiamo (e ai ricatti) di Draghi e di Mattarella (il bene del paese, il bene comune, ecc.) avranno risorse e sostegno per condurre la battaglia in Parlamento.

Per quanto il M5S stia progressivamente diventando lo zerbino delle Larghe Intese, molti dei parlamentari del M5S sono titubanti o irritati, non ingoiano la direttiva di Beppe Grillo e Crimi. In questo senso le prese di posizione e le mobilitazioni di quello che rimane dei meet-up hanno una particolare importanza.

Probabilmente, per motivi diversi, un sommovimento simile è presente anche in una parte dei parlamentari della Lega (e certamente è presente in una parte della base della Lega).

Il concetto è che non è vero che conta soltanto quello che succede “nei palazzi”, ma è vero soprattutto il contrario: quello che succede nelle piazze influisce anche su quello che succede dei palazzi. Draghi non ha ancora la maggioranza dei parlamentari! Lasciare mano libera al mercato delle vacche in parlamento senza mobilitare le masse popolari, con la scusa che “poi faremo opposizione”, è la strada migliore per lasciare mano libera a Draghi e Mattarella! Non è un atteggiamento di avanguardia verso gli eventi, ma codismo verso la borghesia e i suoi lacché.

2. “Perché mobilitarsi contro Draghi e non contro il governo precedente?” Questa è la tesi di chi vive in un paese parallelo, una sorta di autismo politico gli impedisce di vedere le cose concrete. Il governo Conte 2, ben lungi dall’essere il governo che ha affermato “senza se e senza ma” gli interessi delle masse popolari, è stato scalzato da una manovra di palazzo perché non dava adeguate garanzie di sottomettersi ai diktat dei circoli della finanza e della speculazione internazionale.

Anziché fissare il proprio ombelico con domande senza particolare senso (come se contro il governo precedente non ci fossero state mobilitazioni… ci sono state anche sommosse, bollate dai nostri autistici politici come “manifestazioni dei fascisti”, tanto per confermare che per opportunismo non sono capaci di guardare a un palmo dal loro naso!), la questione è che il governo Draghi è il governo del pilota automatico del programma lacrime e sangue per le masse popolari, con la particolarità che uno dei piloti stavolta siede direttamente al posto di comando (al tempo del governo Monti guidava con lettere in cui scriveva il programma di governo).

3. “Cosa si propone al posto di Draghi?”. Per la classe dominante rinunciare all’installazione di Draghi comporta dover percorrere una delle seguenti due strade:

elezioni anticipate, ma il discorso fumoso e fantasioso di Mattarella ha messo bene in chiaro che per le Larghe Intese le elezioni sono fumo negli occhi! Ripresentano, centuplicata, la possibilità di un ulteriore scollamento fra masse popolari e istituzioni (astensione, voto di protesta, ecc.) che alimenta il duplice rischio di non avere un esito che favorisca la formazione di un governo utile alle Larghe Intese o, addirittura, che si presenti (ma non è possibile dire oggi in quale forma) una “irruzione delle masse popolari nel teatrino della politica borghese” come fu il M5S delle origini.

Conte Ter. Sì, una marcia indietro. Il Conte 2 non è stato sfiduciato e aveva una maggioranza politica ben più solida di questo accrocchio che Mattarella sta cercando con Draghi. Sarebbe un governo debole e contraddittorio che, come abbiamo avuto e visto in questi mesi, non farà gli interessi dei lavoratori, ma non sarà in grado di sferrare gli altri attacchi ai diritti dei lavoratori e delle masse popolari che con certezza farà il governo frutto della “santa alleanza” Draghi.

Tuttavia, benché non si decida “a tavolino” quale sia la strada che prenderà la crisi del sistema politico del nostro paese nelle prossime ore e nei prossimi giorni, quello che è certo è che – qualunque cosa accada – porsi sulla via della mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari è la condizione per conquistare rapporti di forza più favorevoli al nostro campo.

Per la classe dominante un conto è installare Draghi con la maggioranza dei voti in parlamento e un indistinto mugugnio di lamentele di un fronte disarticolato, frammentato, senza una linea e una prospettiva. Un altro conto è essere costretta a decidere se installare Draghi con un governo di minoranza, con parte della classe operaia e delle masse popolari in netta opposizione (chissà dove sono finiti, oggi che serve come l’aria, i teorici dello “sciopero politico” e della “formazione del fronte unico di lotta contro padroni, UE, NATO”?) e, soprattutto, in mobilitazione.

Qualunque cosa la classe dominante tenterà in alternativa a Draghi, le condizioni generali saranno più favorevoli per continuare lo sviluppo della mobilitazione popolare.

4. “Tanti discorsi, ma i comunisti non riescono a mobilitare nessuno”. Certo, soprattutto se non ci provano nemmeno. Soprattutto se in modo opportunistico riversano sulle masse popolari che “sono poco combattive”, responsabilità che invece sono tutte loro (attendismo e disfattismo). Soprattutto se curano un orticello fatto di chiacchiere anziché assumersi la responsabilità di dare un orientamento alle masse popolari sul che fare e come farlo ora.

Ben coscienti delle differenze politiche, ben consapevoli delle difficoltà di alcuni di porsi in modo fraterno e maturo di fronte alle necessità a cui la storia ci pone di fronte, facciamo appello ai partiti e alle organizzazioni comuniste del nostro paese affinché superino lo sbandamento e l’immobilismo in cui sono immersi e si attivino subito per dare vita a 10, 100, 1000 mobilitazioni, grandi o piccole che siano, per impedire l’installazione di Draghi.

Iniziative anche piccole, locali, territoriali; iniziative anche in ordine sparso (sia mai che si colga l’occasione per superare il settarismo!), ma emancipatevi dal ruolo di “filosofi”, di commentatori di quello che accade.

I filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si tratta di trasformarlo” – K Marx

Un inciso, a conclusione, rispetto alle possibili alternative a Draghi. Quando la classe dominante non riesce a governare perché la mobilitazione delle masse popolari glielo impedisce, essa è disposta a scendere a patti – è costretta a ingoiare una soluzione che le appare come “meno peggio” di altre.

Molto dell’immobilismo dei partiti e delle organizzazioni comuniste di fronte alla crisi politica e alla prospettiva di installazione di Draghi è dovuto alla mancanza di fiducia nelle masse popolari organizzate e nella possibilità dei comunisti di diventare promotori e dirigenti della loro mobilitazione e anche dell’organizzazione dove ancora non c’è. Concepiscono la loro azione come se fosse sempre e solo di rimessa – in difesa – rispetto a ciò che fa la classe dominante. Ma la classe dominante “è un gigante dai piedi di argilla”.

Questa è la condizione per imporle un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, è questo il governo che serve al paese ed è questa la via della rinascita del movimento comunista.

Affermiamo, con la mobilitazione e la protesta nelle aziende, scuole e piazze, il deciso NO al governo della troika!